Sogni che fanno ancora male! ❤️❤️❤️

Svegliarsi tristi per aver pianto nel sonno non mi piace ma qualche volta succede! E stamattina ho iniziato la giornata così!! Nel mio sogno stranamente c’era il nonno Toni che non ho mai sognato da quando è mancano tanti anni fa! Eravamo a casa della zia Bruna a Venezia e ad un certo punto accende la tv e mi dice di guardare perché aveva trovato dei video che mi riguardavano! Ero giovane, quando ancora stavo bene ed ero longilinea e il mio sorriso spaccava lo schermo per la sua solarità!!! Le emozioni di quella Pamela invadevano anche me. Le immagini del primo video raccontavano di una delle nostre cene tutti insieme e dell’amore che sprigionavano e che ora mi mancano. Nel secondo ballavo in teatro con le punte e piroettavo senza alcuna fatica col sorriso! Ho iniziato a piangere copiosamente di una disperazione inattesa… E nonno mi ha circondata con le sue braccia per farmi calmare e mi diceva:”Tranquilla ci sono io!”. Ma i singhiozzi non cessavano… Mi sono svegliata triste col cuore pieno di dolore… E i mille perché sono riaffiorati… Perché la vita è stata così ingiusta? Perché non potevo rimanere quella Pamela spensierata e felice? Purtroppo a queste domande non c’è stata mai risposta e non ci sarà mai… Se non fosse successo niente sarei un’altra, forse sarei peggiore, più superficiale… Ma ora sono così e non mi cambierei con nessun altro al mondo!! E dopo un attimo di smarrimento che cercava di condizionarmi la giornata, mi sono alzata e con Valerio al mio fianco sono ripartita e siamo andati ad allenarci insieme!!! ❤️❤️❤️

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La mia nuova vita (Cap.3)

Quelle due settimane passate all’ospedale mi sono sembrate eterne. E malgrado non stessi bene, il mio unico desiderio era poter tornare a casa, poter tornare alla mia vita. Mi struggevo per le assenze a scuola, non sopportavo l’idea di non andare a danza e mi mancava la solita routine. I medici, felici della mia insperata ripresa, non si sbilanciavano rispetto al mio futuro e alla mia famiglia importava solo di non avermi persa. Forse le cose sarebbero andate diversamente se già un mese prima avessi fatto una semplice radiografia!!! Non ero in grado di tornare a casa con le mie gambe, troppo debole e troppo affaticata nel respiro. Siamo tornati in ambulanza e i primi passi sono stati un’agonia. Ritrovare il calore di casa e essere contornata dalle mie cose era ritrovare una normalità che però stranamente non sentivo più tale. Avevo quella fame d’aria che mi metteva ansia e che perdurava nonostante i farmaci… E quella tosse che mi faceva esplodere i polmoni che non si placava mai. Di tornare in classe o a danza non se ne parlava. Dovevo continuare a fare flebo a casa e il dottore veniva anche due volte al giorno. A dicembre un nuovo ricovero all’ospedale pediatrico del Lido di Venezia mi ha lasciato intendere che la mia vita aveva subito una svolta non voluta… Ricordo le corsie con i pianti e le grida dei bimbi, i tavoli bassi, tondi e colorati dove mangiavamo e passavamo il tempo disegnando e colorando. Ero la più grandicella e  mi sentivo un gigante in mezzo a quei cuccioli. L’atmosfera era totalmente diversa dall’ospedale civile e dalle finestre si vedeva il mare. Quel mare delle vacanze estive che ormai era già un ricordo. Ho trascorso i due mesi successivi a casa a letto dei miei, incapace anche di alzarmi, tanto ero debole. Secondo voi come facevo ad andare in bagno? Mio papà o il dottore o chi c’era al bisogno, mi tiravano su di peso e mi mettevano seduta su una sedia e mi trascinavano fino in bagno per poi riprendermi in braccio e adagiarmi dove serviva. Passavo le giornate guardando la tv, aspettando i pasti e soprattutto i compiti da fare col papà. Purtroppo all’epoca non c’erano cellulari o computer per comunicare. Il telefono era attaccato al muro e lontano dalla camera. E anche se lo avessi avuto vicino non mi sarebbe servito… Rimaneva muto, almeno per me. Le uniche persone che vedevo erano i miei genitori, mio fratello che cercava di farmi giocare, i miei nonni e qualche parente. Nessun amico a tenermi compagnia… Anzi, l’unica che è passata a trovarmi per portarmi i compiti, è scappata via piangendo dopo avermi vista… Ero diversa? Ero diventata un mostro? Certo, ero cambiata e con i miei 44 chili di secchezza non avevo certo l’aspetto più salubre di questo mondo! Da quel giorno ho iniziato a odiare me stessa, a odiare la mia nuova condizione. Non sarei più potuta essere una ballerina… Il mio più grande sogno era svanito! Piangevo tutto il giorno e mi rifiutavo di reagire. I miei non sapevano cosa fare e assistevano inermi. Eppure continuavo a studiare… Volevo tornare a scuola. Mio papà ha iniziato a dirmi che sarei prima o poi dovuta uscire da quella gabbia sicura che era diventata la nostra casa ma ogni volta che provavo a uscire, tornavo indietro terrorizzata e mi rifugiavo nella poltrona a righe nella quale avevo fatto una bella buca. Non respiravo bene e avevo paura. Fino a che un giorno, il mio grandissimo papà ha fatto ciò che mi ha permesso di ricominciare a vivere!!! 

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Vita serena

La mia infanzia è stata normale, come quella di tante mie coetanee.i miei genitori erano fantastici e mi ricordo di quando da piccola aspettavo l’arrivo di papà giù dal ponte di San Donato e di come mi prendesse in braccio facendomi roteare! Quando verso le 17 tornava a casa, per farsi aprire fischiava con un riconoscibile motivetto!!! Mamma è sempre stata dolcissima e buonissima! A cinque anni ho iniziato a fare danza classica due volte a settimana… Come per la maggior parte delle bimbe, volevo diventare una ballerina! La mia non era un’insegnante con la I maiuscola ma ce ne siamo accorte dopo cinque anni di lezioni e saggi… Non si preoccupava minimamente dell’età più adeguata per le punte col gesso che ho indossato a sette anni… Ovvio io ero alle stelle perché una volta salita sulle punte ti senti davvero già una ballerina… Ma i miei piedi sono cresciuti un po’ storti perché compressi in una scarpetta con punta stretta. Fino a quando danzi ami i tuoi piedi, soprattutto quando hanno il giusto collo del piede e quando non si riempiono di vesciche e fai invidia a tutte le altre che soffrono le pene dell’inferno! Poi quando smetti inizi a odiarli perché li vorresti dritti…                                                                                                                                  I cinque anni di scuole elementari sono stati fantastici ma anche pieni di scontri. Sono sempre stata la più alta di statura e i maschi, sentendosi un po’ sovrastati, mi chiamavano con nomignoli che odiavo:” Pamela Tarlá col Cup pelà”, “Pamela Ewing” di Dallas, “tonno” e chi più ne ha più ne metta. All’inizio mi facevano arrabbiare, poi sono sempre riuscita a fregarmene e davo loro lezioni cocenti quando giocavamo a calcio nel giardino della scuola o quando facevamo i tornei che vedevano contrapposte la scuola Cerutti, dove andavo io, e le Suore… Nessuno mi stava dietro e facevo sempre gol! Idem a pallavolo! Qualsiasi attività facessi eccellevo sia fisicamente sia mentalmente… In tutto ciò che facevo ci mettevo tutto l’impegno che potevo e non mi fermava nessuno. È così è continuato ad essere anche nei tre anni delle medie! Lo sviluppo a 11 anni mi ha fatta fiorire e tutto lo sport che facevo mi rendeva ancor più schiantosa… Mi piaceva portare le minigonne e topppini succinti. Ho cambiato scuola di danza per vedere di realizzare il mio sogno… La mia nuova insegnante era Iride Sauri, allora prima ballerina alla Fenice di Venezia, e le lezioni, anche quattro volte a settimana, erano impegnative e pesanti! Riuscivo però a conciliare benissimo studio e attività sportiva… Il mio fisico era fortissimo e potevo fare qualsiasi cosa volessi. In pausa estiva giocavo a tennis, andavo a correre per Murano o al campo sportivo, giocavo a pallavolo… In inverno lo sci che coinvolgeva tutta la famiglia.  Potevo fare qualsiasi cosa… I miei genitori erano invidiati da altri che invece avevano figli un po’ più fragili. Con mio fratello ci sopportavamo… Lui prendeva lezioni private di pianoforte e mi arrabbiavo quando strimpellava a casa perché non riuscivo a studiare… Ma gli ho sempre voluto bene!!! Se litigavamo o combinavamo guai papà ci chiedeva di avvicinare le mani col dorso verso l’alto per una bella pacca che però non ci hai mai dato, vista la paura che ci incuteva e che ci induceva a rientrare nei ranghi.                                                                                                                                                            Qualche magagna di salute ho iniziato ad averla soprattutto al naso con le adenoidi e i polipi nasali per i quali mi hanno sottoposto a una tortura mostruosa: la dilatazione meccanica dei turbinati che però non ha evitato l’intervento. Probabilmente si trattava dell’inizio di qualcosa. Ho concluso le scuole medie col massimo dei voti e a giugno ho superato la prova finale per passare all’ultimo anno della scuola di danza. A settembre avrei iniziato le scuole superiori al liceo linguistico Zambler, un istituto privato molto conosciuto per dare un’ottima formazione. I miei avrebbero fatto dei sacrifici per mandarmi lì e non li avrei delusi. Finita la scuola tutta la family è partita per una vacanza in Sicilia dove mi sono presa la mia prima cottarella che non è potuta continuare per la distanza! Non sapevo che pochi mesi più tardi la mia vita sarebbe cambiata improvvisamente! 

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