Emozioni che tornano a galla e che fanno ancora male

Scrivere i miei ricordi nel blog probabilmente è terapeutico, così come ha sempre detto Chiara, la mia psicologa. Esternare ciò che ho vissuto alleggerisce l’enorme fardello che mi porto addosso. Chiara  mi ha detto che sono come uno di quei soldati che tornano dal fronte che rimangono ancorati ai loro ricordi dolorosi e soffrono dello shock post traumatico. Non ci avevo mai pensato e ora credo sia vero. L’unico modo per accettare tutto è parlarne e allora ben vengano le testimonianze con ADMO, scrivere diari (a casa ne ho una marea!) e aprire il blog. Quante cose ho dimenticato… Forse è la testa che rimuove tante cose… Quanto dolore torna a galla… E continuo a commuovermi pensando a ciò che ho vissuto, lo stomaco si aggroviglia di nuovo e gli occhi si inumidiscono. Sembra quasi impossibile pensare di essere ancora qui dopo 29 anni di problemi!! Spesso mi viene da pensare:”E chi m’ammazza?” E poi faccio subito le corna perchè non si può mai sapere!!! Non so se vi sia mai capitato di pensare di essere ancora al mondo perchè siamo destinati a fare qualcosa di speciale… Io me lo sono detto spesso, forse per giustificare in qualche modo ciò che dovevo sopportare. Forse una piccola missione da svolgere l’abbiamo tutti! La mia credo possa essere una delle più belle: aiutare gli altri a non arrendersi e a trovare sempre il lato positivo di tutte le cose! Certo, ciò non mi mette al riparo da un po’ di pessimismo, ma poi ciò che conta è tornare a sorridere e continuare a ritenersi fortunati per la vita di cui possiamo ancora godere! C’è sempre un piccolo sole dentro noi che ci aiuta a uscire dai momenti più difficili! E quel sole si chiama SPERANZA!!! ❤️❤️❤️

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La mia nuova vita (Cap.3)

Quelle due settimane passate all’ospedale mi sono sembrate eterne. E malgrado non stessi bene, il mio unico desiderio era poter tornare a casa, poter tornare alla mia vita. Mi struggevo per le assenze a scuola, non sopportavo l’idea di non andare a danza e mi mancava la solita routine. I medici, felici della mia insperata ripresa, non si sbilanciavano rispetto al mio futuro e alla mia famiglia importava solo di non avermi persa. Forse le cose sarebbero andate diversamente se già un mese prima avessi fatto una semplice radiografia!!! Non ero in grado di tornare a casa con le mie gambe, troppo debole e troppo affaticata nel respiro. Siamo tornati in ambulanza e i primi passi sono stati un’agonia. Ritrovare il calore di casa e essere contornata dalle mie cose era ritrovare una normalità che però stranamente non sentivo più tale. Avevo quella fame d’aria che mi metteva ansia e che perdurava nonostante i farmaci… E quella tosse che mi faceva esplodere i polmoni che non si placava mai. Di tornare in classe o a danza non se ne parlava. Dovevo continuare a fare flebo a casa e il dottore veniva anche due volte al giorno. A dicembre un nuovo ricovero all’ospedale pediatrico del Lido di Venezia mi ha lasciato intendere che la mia vita aveva subito una svolta non voluta… Ricordo le corsie con i pianti e le grida dei bimbi, i tavoli bassi, tondi e colorati dove mangiavamo e passavamo il tempo disegnando e colorando. Ero la più grandicella e  mi sentivo un gigante in mezzo a quei cuccioli. L’atmosfera era totalmente diversa dall’ospedale civile e dalle finestre si vedeva il mare. Quel mare delle vacanze estive che ormai era già un ricordo. Ho trascorso i due mesi successivi a casa a letto dei miei, incapace anche di alzarmi, tanto ero debole. Secondo voi come facevo ad andare in bagno? Mio papà o il dottore o chi c’era al bisogno, mi tiravano su di peso e mi mettevano seduta su una sedia e mi trascinavano fino in bagno per poi riprendermi in braccio e adagiarmi dove serviva. Passavo le giornate guardando la tv, aspettando i pasti e soprattutto i compiti da fare col papà. Purtroppo all’epoca non c’erano cellulari o computer per comunicare. Il telefono era attaccato al muro e lontano dalla camera. E anche se lo avessi avuto vicino non mi sarebbe servito… Rimaneva muto, almeno per me. Le uniche persone che vedevo erano i miei genitori, mio fratello che cercava di farmi giocare, i miei nonni e qualche parente. Nessun amico a tenermi compagnia… Anzi, l’unica che è passata a trovarmi per portarmi i compiti, è scappata via piangendo dopo avermi vista… Ero diversa? Ero diventata un mostro? Certo, ero cambiata e con i miei 44 chili di secchezza non avevo certo l’aspetto più salubre di questo mondo! Da quel giorno ho iniziato a odiare me stessa, a odiare la mia nuova condizione. Non sarei più potuta essere una ballerina… Il mio più grande sogno era svanito! Piangevo tutto il giorno e mi rifiutavo di reagire. I miei non sapevano cosa fare e assistevano inermi. Eppure continuavo a studiare… Volevo tornare a scuola. Mio papà ha iniziato a dirmi che sarei prima o poi dovuta uscire da quella gabbia sicura che era diventata la nostra casa ma ogni volta che provavo a uscire, tornavo indietro terrorizzata e mi rifugiavo nella poltrona a righe nella quale avevo fatto una bella buca. Non respiravo bene e avevo paura. Fino a che un giorno, il mio grandissimo papà ha fatto ciò che mi ha permesso di ricominciare a vivere!!! 

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La mia nuova vita (Cap.2)

La soffice e tiepida carezza della mano di mia mamma è il primo ricordo della mia nuova vita. Appena i miei occhi si sono adattati alla luce, ho capito di non aver sognato: ero stesa in un letto di ospedale e sentivo il gorgogliare di un apparecchio alle mie spalle. La gola mi bruciava dall’arsura e l’aria arrivava da una mascherina verde che mi faceva gocciolare di condensa il mento. Gli occhi lucidi, gonfi e arrossati della mamma non riuscivano a rispondere a tutti i quesiti che mi balenavano e si rincorrevano nella testa in quei pochi e primi attimi di coscienza. Con lei vicina mi sentivo al sicuro. Poi ho iniziato a ricordare: la febbre alta, la scala ripida del dottore, la radiografia, la corsa in ambulanza, l’antibiotico, la crisi respiratoria e poi più nulla per una settimana. Sette interminabili giorni nei quali i miei genitori hanno vissuto con la paura di perdermi. E i medici che, impotenti, non potevano e volevano fare previsioni. Allo sgomento dei primi ricordi è subentrata la paura di un luogo e di una situazione nuovi, incomprensibili. Fino a pochi giorni prima la mia vita scorreva serena e senza preoccupazioni. Ora mi ritrovavo in un enorme salone del vecchio ospedale con soffitti altissimi, relegata in una delle tante stanze ricavate con semplici separé, credo di plastica, dalla quale si potevano sentire i lamenti delle persone ricoverate. La notte era il momento peggiore: ancora stordita da tutti i farmaci somministrati per flebo e iniezioni l’unica cosa che auspicavo fare era riposare, dormire, anche per non dover affrontare le mie nuove paure. Le urla e i continui lamenti facevano crescere in me l’ansia e passavo la notte a sperare che qualcuno facesse qualcosa per promuovere il silenzio! Era una situazione struggente tanto che mia mamma ha deciso di regalarmi il mio primo mangiacassette rosso e il mio primo album “Bad” di Micheal Jackson che tanto desideravo! E proprio Michael mi ha tenuta compagnia nelle lunghe notti insonni (alla fine sapevo tutti i brani a memoria)! Non dimenticherò mai l’espressione di mio papà quando mi ha rivista! Era incredulo, impaurito e allo stesso tempo sollevato perché ero ancora viva! Si sentiva in colpa per non esserci stato! Ora nessuno di noi, compreso mio fratello, poteva sapere cosa sarebbe potuto succedere. Nei giorni seguenti le mie condizioni miglioravano ma malgrado ciò sentivo che qualcosa si era irrimediabilmente compromesso: il mio respiro. Ricordo poco di quei giorni, tanto ero frastornata. Ricordo però quando papà mi portava gli appunti di scuola e passavamo i pomeriggi a fare compiti e studiare le lingue, soprattutto tedesco, per non rimanere troppo indietro! Lo studio rappresentava un ancora che mi teneva aggrappata ad un piccolo barlume di normalità e lo sarebbe stato poi per tutta la vita!!! 

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Una giornata “multiumorale”

Che giornata strana oggi!!! Partita con estrema tristezza e finita con la gioia di sentirsi utile. Sentimenti contrastanti che possono cozzare spesso nell’arco di poche ore e che ti fanno stupire continuamente sulla capacità che hanno le emozioni di farti sentire prima male, svuotato e triste, poi ottimista, felice e pieno di voglia di vivere!!! Oggi pomeriggio sono stata invitata dalla mia Amica Federica a parlare di me e di argomenti relativi alla biologia ai ragazzi cosiddetti “drop out” che frequentano vari corsi di formazione per ottenere un diploma al di fuori della scuola istituzionale che hanno abbandonato per vari motivi. Oggi mi hanno sommersa di domande e vedere il loro interesse nei confronti di ciò che ho vissuto mi ha riempita il cuore!!! Spesso le loro facce e i loro occhi erano increduli, altre volte erano perplesse soprattutto vedendo me ridere raccontando delle chemio, della morte ecc… Alla fine credo, in alcuni di loro, di aver toccato qualche corda emotiva e spero diventeranno donatori di vita o anche semplicemente di sangue! Quando poi ti chiedono di tornare capisci perché sei ancora al mondo: per metterti al servizio degli altri e cercare di rendere questo mondo migliore e avvicinare le persone in un’epoca dove l’indifferenza e l’egoismo regnano sovrani!! Grazie di cuore ragazzi!!! Grazie di cuore Fede!!! ❤️❤️❤️

(per drop-out si intende l’insieme dei ragazzi a rischio di dispersione scolastica; per abbandono si intende la rottura definitiva del patto formativo tra il ragazzo e l’istituzione scolastica, che si verifica in risposta ad una condizione esistenziale e psicologica, di disadattamento e di insuccesso scolastico)

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La vita come un fuoco fatuo

Poco fa un altro dolore, una delle pazienti che seguo per il mio progetto, non ce l’ha fatta… E non ce l’ha fatta dopo un anno dal trapianto, la malattia bastarda è tornata… Arrivederci Giuseppina!!! Solo ieri sera era mancato un ragazzo di 40 anni per infarto a Monsummano… Ricordo le parole della mia psicologa che, a proposito della morte di un amico unico come Marco, sottolineava il fatto che chi è sopravvissuto come me e tanti altri spesso si senta in colpa, anche inconsciamente, nei confronti di chi se ne va all’improvviso o per una malattia fulminante e magari avevano anche una vita senza grossi problemi… E noi che lottiamo strenuamente tutta la vita spesso avremmo voluto morire piuttosto che soffrire così, non avendo neppure granchè fortuna nella vita! Non c’è giustizia, non c’è nulla… Solo il destino che ha già deciso per noi… Vale non ci crede ma io sì e vivo con la consapevolezza che quando qualcuno girerà la chiave o soffierà sul fuoco della mia vita, significherà che dovevo semplicemente svanire. I primi tempi avevo terrore della morte, ora non più… Quando accadrà non dovrò più ammalarmi, non dovrò più prendere pastiglie, non dovrò più fare tutte quelle cose che mi hanno sempre condizionato e distrutto la vita! Sarò finalmente sana e serena!!! Vi colpiscono le mie parole? In giornate come questa, in cui la morte porta via qualcuno che fa parte della tua vita, certi pensieri sono normali! Non sono depressa, solo triste, molto triste!!! ?

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La sindrome ipereosinofila

La sindrome ipereosinofila è una malattia clonale dell’emopoiesi caratterizzata da eosinofilia ematica periferica >1500/mL e da un aumento di eosinofili nel tessuto emopoietico midollare per un periodo di tempo superiore a sei mesi e in assenza di condizioni cliniche capaci di determinare un’eosinofilia (parassitarie, allergiche o altre cause); quest’ultima può essere infatti secondaria a malattia allergica, autoimmune, parassitaria, dermatologica e neoplastica. Eosinofilie secondarie alla liberazione di citochine sono state riportate non solo in pazienti con leucemia mieloide cronica Ph1 positiva, con leucemia acuta linfoblastica e con linfomi non-Hodgkin’s, ma anche in pazienti che apparentemente non presentavano una malattia linfoproliferativa. In quest’ultimo gruppo di pazienti, con frequenti episodi di dermatite pruriginosa ed elevati livelli di IgE, è stata osservata una popolazione clonale di linfociti T che produceva varie citochine ma soprattutto interleuchina 5, assolutamente necessaria per la differenziazione eosinofila della cellula mieloide.

La sindrome ipereosinofila è sempre causata da una mutazione somatica acquisita insorta in una cellula staminale emopoietica.

In alcuni casi la differenziazione cellulare è prevalentemente orientata in senso eosinofilo (si parla allora di leucemia eosinofila), in altri è invece verso tutte le linee cellulari mieloidi.

In quest’ultimo gruppo di pazienti l’eosinofilia fa parte di un più ampio disordine neoplastico dell’emopoiesi.

Comunque sia in entrambi i casi l’aumentata produzione di eosinofili è indotta da una maggior produzione di interleuchina 5, interleuchina 3 e di fattore di crescita granulocitomacrofagico (GM-CSF).

Nella sindrome ipereosinofila sono presenti manifestazioni di malattie con coinvolgimento di più organi o disfunzioni direttamente correlate all’eosinofilia.

In base all’aspetto sintomatologico predominante è stat anche definita Connettivite disseminata eosinofila; leucemia eosinofila; endocardite fibroplastica di Löffler con eosinofilia.

Fisiopatologia

Sebbene possa essere coinvolto qualsiasi organo, quelli più frequentemente colpiti comprendono il cuore, i polmoni, la milza, la cute e il sistema nervoso, come riportato nella tabella.

Manifestazioni Pazienti Sintomi
 
Costituzionali @ 50% Astenia, affaticabilità, anoressia, febbre, calo ponderale, mialgie
Cardiopolmonari > 70% Tosse, dispnea, insufficienza cardiaca, aritmie, malattia dell’endo-miocardio, infiltrati polmonari, versamento pleurico, embolia
Ematologiche > 50% Tromboembolie, anemie, trombocitopenie, adenopatie, splenomegalie
Neurologiche > 50% Alterazioni del comportamento e delle funzioni intellettuali, spasticità, neuropatie periferiche, lesioni cerebrali focali
Dermatologiche > 50% Dermatografismo, angioedema, eruzioni, prurito
Gastro-intestinali > 40% Diarrea, nausea, crampi addominali
Immunologiche @ 40% Aumento delle immunoglobuline (specialmente IgE), complessi immuni circolanti

Il coinvolgimento cardiaco di solito causa morbilità e mortalità derivante da una diretta infiltrazione eosinofila o da tossine rilasciate dalle cellule.

La lesione endocardica e microvascolare innesca i processi di trombosi con conseguente fibrosi endocardica e cardiomiopatia restrittiva.

Il coinvolgimento dei muscoli papillari e delle corde tendinee di solito portano al rigurgito mitralico o tricuspidale.

I trombi murali sono una fonte di emboli polmonari o sistemici.

Sintomi e segni

Al momento dell’esordio il paziente presenta una sintomatologia determinata dal fatto che i granulociti eosinofili infiltrano i vari tessuti e liberano le citochine contenute nei loro granuli. Si spiegano così l’intenso prurito spesso associato alla presenza di noduli cutanei, la profonda astenia con frequenti dolori retrosternali di tipo anginoso ed i più rari episodi di diarrea profusa.

La sindrome clinica segue due grandi modelli:

  1. un disordine mieloproliferativo con splenomegalia, trombocitopenia, livelli elevati di vitamina B12 sierica ed eosinofili ipogranulari o vacuolati; questi pazienti presentano un rischio aumentato per lo sviluppo di fibrosi endomiocardica o, meno comunemente, per una progressione verso una franca leucemia con cellule blastiche;
  2. una malattia di ipersensibilità con angioedema, ipergammaglobulinemia, livelli elevati sierici di IgE e immunocomplessi circolanti; questi pazienti è meno probabile che sviluppino una malattia cardiaca, spesso non richiedono terapia e rispondono bene agli steroidi.

Circa 1/3 dei pazienti, con l’una o l’altra delle sindromi, sopra descritte, sono trombocitopenici al momento della presentazione.

Le manifestazioni neurologiche sono variabili e sono la conseguenza diretta della lesione neurologica o di lesione focale dovuta alla formazione di emboli.

All’esame obiettivo si apprezzano importanti infiltrati cutanei con lesioni di tipo esfoliativo, pustole ed angioedema localizzato; è spesso presente un’importante epato-splenomegalia, più rare sono le linfoadenomegalie.

Una visita cardiologia spesso dimostra un’insufficienza cardiaca congestizia, aritmie, angina e all’ecocardiografia si osserva un marcato deficit dell’attività contrattile del miocardio ed alterazioni a livello delle valvole cardiache.

A livello del sistema nervoso centrale si osserva una sofferenza di tipo diffuso con frequenti attacchi ischemici transitori e neuropatie periferiche; a livello polmonare una marcata alterazione della funzionalità respiratoria dovuta all’importante fibrosi polmonare; a livello del tratto gastroenterico infiltrati mucosi, causa della diarrea lamentata dal paziente.

Il 16% dei pazienti dopo una fase cronica della durata di 6-9 mesi circa sviluppa una fase acuta con quadro clinico sovrapponibile a quello di una LMA.

L’esame emocitometrico mostra di solito una leucocitosi con normali valori di emoglobina e di piastrine.

All’esame microscopico dello striscio di sangue periferico si rileva una dacriocitosi e un aumento degli eosinofili, che presentano normali dimensioni e vacuoli citoplasmatici. Il mieloaspirato mostra un tessuto emopoietico normo- o ipercellulato con iperplasia dello stipite eosinofilo.

L’analisi citogenetica e molecolare rappresenta ormai uno strumento assolutamente indispensabile non solo per un corretto inquadramento diagnostico della sindrome, ma anche per un suo corretto trattamento.

E’ stato infatti dimostrato che la sindrome ipereosinofila non è un’entità omogenea ma comprende varie sub-entità associate a specifiche alterazioni citogenetiche e molecolari.

La traslocazione cromosomica per prima caratteristicamente associata ad una malattia mieloproliferativa con marcato aumento degli eosinofili è stata la t(5;12)(q31-33;p12-p13).

L’anomalia, che ha un’incidenza pari all’1% circa, determina il riarrangiamento tra il gene che codifica per il recettore beta del “Platelet derived growth factor” (PDGFRB), mappato alla banda 5q33 e il gene ETV6, mappato in 12p13.

Il gene PDGFRB codifica per una proteina recettoriale dotata di attività tirosina chinasica, che si sviluppa solo quando è avvenuto il legame con il ligando, rappresentato dal PDGF.

Il gene di fusione ETV6-PDGF, prodotto dalla traslocazione, determina invece l’attivazione costitutiva della chinasi in assenza del ligando.

Un’altra traslocazione associata ad un quadro di sindrome eosinofila è quella che coinvolge il gene FGFR1, che codifica per la proteina “fibroblast growth factor receptor 1” ad attività tirosina chinasica.

Nella traslocazione 8;13 il gene FGFR1, mappato sul cromosoma 8 alla banda p11, si riarrangia con il gene ZNF198, mappato alla banda 13q12. Il gene chimerico ZNF198-FGFR1, prodotto dalla traslocazione, causa l’attivazione costitutiva della chinasi in assenza del ligando.

L’ultima traslocazione più recentemente dimostrata mediante tecniche di citogenetica molecolare è quella che determina il riarrangiamento tra il gene per il recettore alfa del PDGF e il gene FIP1L1, entrambi mappati alla banda q12 del cromosoma 4. Anche in questo caso la traslocazione genera un gene di fusione che provoca l’attivazione costitutiva di PDGFRA.

Terapia

Nel passato, questa malattia aveva una prognosi infausta con una sopravvivenza mediana < 1 anno e < 20% dei pazienti sopravvissuti a 2 anni; la morte di solito si verificava per disfunzione d’organo.

La terapia attuale ha migliorato la prognosi.

La maggioranza dei pazienti richiede un intervento terapeutico; metà di questi pazienti risponde bene al prednisone, specialmente quelli con un’eosinofilia da ipersensibilità; con la terapia citotossica, un altro terzo di pazienti avrà un numero di leucociti normali e concomitante stabilità clinica.

In questi ultimi pazienti la sopravvivenza globale è > 80%.

 

Tutta la terapia ha l’obiettivo di ridurre il numero degli eosinofili secondo il principio che le manifestazioni cliniche possono derivare dall’infiltrazione del tessuto da parte degli eosinofili o al rilascio del loro contenuto.

La terapia è necessaria solo quando si manifesta la progressione del danno a carico di organi critici; altrimenti il paziente va semplicemente osservato per 3-6 mesi.

Le complicanze secondarie al coinvolgimento di sistemi di organo devono essere trattate in maniera aggressiva.

 

Fino ad un recente passato i farmaci più spesso impiegati nei pazienti con sindrome ipereosinofila erano i cortisonici e gli antiblastici.

I corticosteroidi e l’idrossiurea sono stati le pietre miliari del trattamento.

La terapia d’attacco era il prednisone PO (1 mg/kg/die) fino al miglioramento della sintomatologia clinica e al ritorno degli eosinofili a valori normali; una terapia adeguata di prednisone deve durare almeno 2 mesi. Se il paziente otteneva una remissione, la dose doveva essere lentamente ridotta nei successivi 2 mesi a 0,5 mg/kg/die e quindi a giorni alterni a questo dosaggio. Si attuava poi un’ulteriore riduzione, lentamente, fino alla dose più bassa che controllava la malattia.

Se il prednisone non controllava le manifestazioni della malattia e l’eosinofilia, o se il dosaggio richiesto era inaccettabilmente alto, allora doveva essere aggiunta idrossiurea 0,5-1,5 g/die PO, con l’obiettivo terapeutico di riportare il numero dei leucociti a valori oscillanti tra 4.000 e 10.000/mL.

Recentemente, l’interferon-a è stato introdotto come prezioso agente per il trattamento dell’eosinofilia. Il dosaggio efficace va da 3 a 5 milioni di U SC per tre volte la settimana e dipende in parte dalla tolleranza e dai suoi effetti collaterali.

La funzione cardiaca e le lesioni delle mucose hanno mostrato notevoli miglioramenti.

L’interruzione dell’interferon-a può esacerbare la malattia.

La recente dimostrazione che nella maggior parte dei pazienti con sindrome ipereosinofila si verifica l’attivazione costitutiva di una particolare tirosina chinasi a seguito di una traslocazione cromosomica specifica ha radicalmente modificato il trattamento di questi pazienti indirizzandoli verso una terapia molecolare.

Quest’ultima consiste nella somministrazione dell’imatinib mesilato (STI571, Gleevec, Glivec), molecola già rivelatasi efficace nel trattamento della leucemia mieloide cronica Ph1 positiva. Studi recenti indicano che il Glivec è in grado d’indurre remissioni durevoli anche nei pazienti con t(5;12) o con riarrangiamento FIP1L1-PDGFRA.

Terapia di supporto per le complicanze: può essere necessario praticare la terapia medica e chirurgica per le manifestazioni cardiache (per esempio, cardiomiopatia infiltrativa, lesioni valvolari, scompenso cardiaco).

Le complicanze trombotiche indicano l’uso di farmaci antipiastrinici (aspirina, dipiridamolo); è opportuno l’utilizzo del warfarin quando si rilevi un trombo del ventricolo sinistro e di una prolungata terapia con l’aspirina quando vi è stato un attacco ischemico transitorio. I pazienti con danno cardiaco devono ricevere terapia antibiotica profilattica in corso di trattamenti odontoiatrici o altre procedure strumentali chirurgiche.

http://www.webalice.it/francesco.zanolli/03%20leucociti/1012a.htm

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Sindrome Ipereosinofila Idiopatica

Gli eosinofili sono dei granulociti derivati dalle stesse cellule progenitrici dei monociti-macrofagi, neutrofili e basofili. Il numero normale di eosinofili circolanti nel sangue periferico è < 350/ml, con livelli diurni che variano in maniera inversa al livello di cortisolo plasmatico; il picco si ha nella notte e il minimo nel corso della mattina. La vita media degli eosinofili circolanti è di 6-12 ore con la maggior parte degli eosinofili che risiedono nei tessuti (p. es., prime vie respiratorie e del tratto GI, cute, utero).

L’eosinofilopoiesi sembra essere regolata dai linfociti T attraverso la secrezione di fattori di crescita ematopoietici, di fattori stimolanti le colonie granulocito-macrofagiche (GM-CSF), interleuchina-3 (IL-3) e interleuchina-5 (IL-5). Sebbene il GM-CSF e IL-3 incrementino anche la produzione di altre cellule mieloidi, l’IL-5 aumenta esclusivamente la produzione degli eosinofili.

Contenuti dei granuli degli eosinofili: la proteina basica maggiore (PBM) e la proteina cationica degli eosinofili (PCE) sono tossiche per diversi parassiti e per le cellule mammarie. Queste proteine legano l’eparina e neutralizzano la sua attività anticoagulante. La neurotossina eosinofilo-derivata può danneggiare gravemente la guaina mielinica dei neuroni. La perossidasi degli eosinofili, che si differenzia significativamente dalla perossidasi degli altri granulociti, genera radicali ossidanti in presenza di acqua ossigenata e di un alogeno. I cristalli di Charcot-Leyden sono composti principalmente di fosfolipasi B e possono essere trovati nello sputo, nei tessuti e nelle feci nelle malattie associate all’eosinoflia (p. es., asma e polmonite eosinofila).

Funzioni degli eosinofili: le precise funzioni sono sconosciute; non è stato descritto alcun paziente o animale senza eosinofili. Sebbene siano cellule fagocitiche, gli eosinofili sono meno efficienti dei neutrofili nell’uccidere i batteri intracellulari. Nessuna evidenza diretta mostra che gli eosinofili uccidono parassiti in vivo, ma essi sono tossici contro gli elminti in vitro e l’eosinofilia comunemente accompagna le infestazioni elmintiche. Gli eosinofili possono modulare la reazione d’ipersensibilità immediata mediante la degradazione o l’inattivazione di mediatori rilasciati dalle mastcellule (p. es., istamina, leucotrieni, lisofosfolipidi, eparina). I leucotrieni possono causare vasocostrizione e broncocostrizione. Una prolungata eosinofilia può determinare un danno dei tessuti mediante un meccanismo non ancora chiaro, sebbene le proteine basiche degli eosinofili siano citotossiche.

EOSINOFILIA

Numero di eosinofili circolanti nel sangue periferico > 350/ml

Lo sviluppo di eosinofilia ha le caratteristiche di una risposta immune: un primo contatto con un agente quale la Trichinella spiralis determina una risposta primaria con livelli relativamente bassi di eosinofili, mentre ripetuti contatti inducono una risposta eosinofila aumentata o secondaria.

I fattori che riducono il numero degli eosinofili comprendono i b-bloccanti, i corticosteroidi, lo stress e a volte infezioni batteriche e virali. Diversi composti rilasciati dai mastociti e dai basofili in conseguenza del legame di molecole di IgE sulla loro superficie sono chemiotattiche per gli eosinofili, p. es., il fattore eosinofilo chemiotattico di anafilassi, il leucotriene B4, il complesso del complemento (C567) e l’istamina (in un ristretto intervallo di concentrazione).

Eziologia

L’eosinofilia può essere primitiva o secondaria ad altre malattie sottostanti. Negli USA le malattie allergiche/atopiche sono la causa più comune di eosinofilia, con prevalenza delle malattie respiratorie e cutanee. Le reazioni eosinofile ai farmaci possono essere asintomatiche o associate a una varietà di sindromi che includono nefrite interstiziale, malattia da siero, ittero colestatico, vasculite da ipersensibilità e linfoadenopatia immunoblastica. Recentemente è stata osservata un’epidemia (diverse centinaia di casi) di una sindrome eosinofilo-mialgica in pazienti che utilizzavano grandi quantità di l-triptofano per la sedazione o come supporto psicotropico. La sindrome (grave dolore muscolare, tenosinovite, edema dei muscoli, rash cutaneo) durava da qualche settimana ad alcuni mesi e sono stati riportati diversi decessi. L’evidenza suggerisce che questa condizione non è stata dovuta all’l-triptofano, ma a un agente contaminante.

Quasi tutte le invasioni parassitarie di tessuti possono comportare una reazione eosinofila, ma i protozoi e i metazoi non invasivi di solito non la determinano. Infezioni non sostenute da parassiti possono essere accompagnate da eosinofilia. Delle malattie neoplastiche la malattia di Hodgkin può determinare una marcata eosinofilia, mentre i linfomi non Hodgkin, la leucemia mieloide cronica e la leucemia linfoblastica acuta sono meno spesso accompagnate da eosinofilia. Dei tumori solidi, il cancro dell’ovaio è la causa maggiore di eosinofilia. Le malattie del tessuto connettivo con aumento dei complessi immuni circolanti e le vasculiti sono spesso associati a eosinofilia. Malattie immunitarie acquisite e congenite, spesso con eczema, possono essere associate a eosinofilia. Il termine di infiltrato polmonare con eosinofilia (sindrome IPE) definisce un ampio spettro di manifestazioni cliniche, che è caratterizzato da eosinofilia periferica e infiltrati polmonari eosinofili ma è di solito di causa sconosciuta.

Diagnosi e terapia

L’anamnesi deve essere molto accurata per ciò che riguarda viaggi, allergie e uso di farmaci. L’esame obiettivo, la radiografia del torace, l’ECG, l’analisi delle urine, lo studio della funzionalità epatica e renale possono rivelare una causa sottostante e identificare una lesione d’organo. Test diagnostici specifici vengono richiesti in base al sospetto clinico e possono comprendere l’esame delle feci per parassiti e uova e test sierologici per parassiti e malattie del tessuto connettivo. Talora nelle feci può non essere evidente la presenza di elminti, ma la negatività dell’esame parassitologico non esclude che la causa dell’ipereosinofilia sia da attribuire a una parassitosi (p. es., la trichinosi richiede una biopsia muscolare, le infezioni da larva migrans, e le infestazioni da filariosi, richiedono biopsie di altri tessuti). L’aspirato duodenale può essere necessario per escludere la presenza di parassiti specifici (p. es., sp Strongyloides). Un aumento del valore sierico della vitamina B12 o una riduzione dei valori della fosfatasi alcalina leucocitaria può far ipotizzare una malattia mieloproliferativa sottostante. L’aspirato e la biopsia midollare con studi citogenetici possono essere di aiuto, soprattutto se sono presenti nel sangue periferico cellule immature.

Se non vengono identificate cause sottostanti, il paziente deve essere seguito per le complicanze. Un breve tentativo con corticosteroidi a basso dosaggio può ridurre la conta degli eosinofili se l’eosinofilia è reattiva piuttosto che maligna.

SINDROME IPEREOSINOFILA IDIOPATICA

(Connettivite disseminata eosinofila; leucemia eosinofila; endocardite fibroplastica di Löffler con eosinofilia)

Condizione caratterizzata da eosinofilia ematica periferica > 1500/ml per più di 6 mesi; assenza di cause parassitarie, allergiche o altre cause di eosinofilia; sono presenti manifestazioni di malattie con coinvolgimento di più organi o disfunzioni direttamente correlate all’eosinofilia.

Fisiopatologia

Sebbene possa essere coinvolto qualsiasi organo, quelli più frequentemente colpiti comprendono il cuore, i polmoni, la milza, la cute e il sistema nervoso. Il coinvolgimento cardiaco di solito causa morbilità e mortalità derivante da una diretta infiltrazione eosinofila o da tossine rilasciate dalle cellule. La lesione endocardica e microvascolare innesca i processi di trombosi con conseguente fibrosi endocardica e cardiomiopatia restrittiva. Il coinvolgimento dei muscoli papillari e delle corde tendinee di solito portano al rigurgito mitralico o tricuspidale. I trombi murali sono una fonte di emboli polmonari o sistemici.

Sintomi, segni e prognosi

La sindrome clinica segue due grandi modelli: un disordine mieloproliferativo con splenomegalia, trombocitopenia, livelli elevati di vitaminaB12 sierica ed eosinofili ipogranulari o vacuolati. Tali pazienti presentano un rischio aumentato per lo sviluppo di fibrosi endomiocardica o, meno comunemente, per una progressione verso una franca leucemia con cellule blastiche. Una malattia di ipersensibilità con angioedema, ipergammaglobulinemia, livelli elevati sierici di IgE e immunocomplessi circolanti; tali pazienti è meno probabile che sviluppino una malattia cardiaca, spesso non richiedono terapia e rispondono bene agli steroidi.

Circa 1/3 dei pazienti, con l’una o l’altra delle sindromi, sopra descritte, sono trombocitopenici al momento della presentazione. Le manifestazioni neurologiche sono variabili e sono la conseguenza diretta della lesione neurologica o di lesione focale dovuta alla formazione di emboli.

Nel passato, questa malattia aveva una prognosi infausta con una sopravvivenza mediana < 1 anno e < 20% dei pazienti sopravvissuti a 2 anni; la morte di solito si verificava per disfunzione d’organo. La terapia attuale ha migliorato la prognosi. La maggioranza dei pazienti richiede un intervento terapeutico; metà di questi pazienti risponde bene al prednisone, specialmente quelli con un’eosinofilia da ipersensibilità; con la terapia citotossica, un altro terzo di pazienti avrà un numero di GB normali e concomitante stabilità clinica. In questi ultimi pazienti la sopravvivenza globale è > 80%.

Terapia

Tutta la terapia ha l’obiettivo di ridurre il numero degli eosinofili secondo il principio che le manifestazioni cliniche possono derivare dall’infiltrazione del tessuto da parte degli eosinofili o al rilascio del loro contenuto. La terapia è necessaria solo quando si manifesta la progressione del danno a carico di organi critici; altrimenti il paziente va semplicemente osservato q 3-6 mesi. Le complicanze secondarie al coinvolgimento di sistemi di organo devono essere trattate in maniera aggressiva.

I corticosteroidi e l’idrossiurea sono le pietre miliari del trattamento. La terapia d’attacco è il prednisone PO (1 mg/kg/die) fino al miglioramento della sintomatologia clinica e al ritorno degli eosinofili a valori normali; una terapia adeguata di prednisone deve durare almeno 2 mesi. Se il paziente ottiene una remissione, la dose deve essere lentamente ridotta nei successivi 2 mesi a 0,5 mg/kg/die e quindi a giorni alterni a questo dosaggio. Una riduzione ulteriore deve essere effettuata lentamente fino alla dose più bassa che controlla la malattia. Se il prednisone non controlla le manifestazioni della malattia e l’eosinofilia, o se il dosaggio richiesto è inaccettabilmente alto, allora deve essere aggiunta idrossiurea 0,5-1,5 g/die PO; l’obiettivo terapeutico è quello di riportare il numero dei GB a valori oscillanti tra 4000 e 10000/ml.

Recentemente, l’interferon alfa è stato introdotto come prezioso agente per il trattamento dell’eosinofilia. Il dosaggio efficace va da 3 a 5 milioni di U SC per tre volte la settimana e dipende in parte dalla tolleranza e dai suoi effetti collaterali. La funzione cardiaca e le lesioni delle mucose hanno mostrato notevoli miglioramenti. L’interruzione dell’interferon alfa può esacerbare la malattia. È in via di accertamento se l’interferon alfa debba essere il trattamento di prima linea dell’ipereosinofilia.

Terapia di supporto per le complicanze: può essere necessario praticare la terapia medica e chirurgica per le manifestazioni cardiache (p. es., cardiomiopatia infiltrativa, lesioni valvolari, scompenso cardiaco). Le complicanze trombotiche indicano l’uso di farmaci antipiastrinici (p. es., aspirina, dipiridamolo); è opportuno l’utilizzo del warfarin quando si rilevi un trombo del ventricolo sinistro e di una prolungata terapia con l’aspirina quando vi è stato un attacco ischemico transitorio. I pazienti con danno cardiaco devono ricevere terapia antibiotica profilattica in corso di trattamenti odontoiatrici o altre procedure strumentali chirurgiche.

http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez11/1361011.html

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Empatia

Ho già scritto parte di questa giornata su facebook. Non mi sarei voluta dilungare così ma non ho potuto farne a meno… Il mio dito non sa contenere tutto ciò che mi passa per la testa e non si ferma! Ho il cuore pieno di emozione e di gratitudine per questa confessione a cuore aperto. È sempre scontato pensare che chi ci aiuta e che ci sorride possa nascondere delle sofferenze così enormi!!! Ed è proprio vero che spesso dietro un sorriso o una parola di conforto, in realtà si celi una persona che soffre!!! Copio e incollo ciò che ho scritto su Facebook perché riassume ciò che è stato:” Stamattina aiutino alle truppe!!! E anche questa mattina entrerà a far parte del mio album dei giorni speciali! Una delle infermiere, partendo dalla domanda sul vaccino per la meningite, mi ha raccontato la sua storia: di donna che ha vinto il cancro, di mamma adottiva che sta cercando di crescere sua figlia per farle sentire meno gli abusi subiti di quando era in un istituto, di mamma che non si spiega perché vi sia così tanta indifferenza nei confronti dei problemi di salute anche seri della figlia… Mi raccontava di lei e mi sembrava di avere uno specchio davanti a me: essere scambiata per matta e ansiosa quando avevo le crisi d’asma, l’indifferenza e l’insensibiltà di chi avrebbe dovuto rimanermi accanto nel momento del bisogno, la solitudine perché gli amici erano spariti, la sofferenza dei miei genitori che non sapevano come fare ad aiutarmi… È proprio vero che forse l’empatia viene trasmessa a chi ti circonda… E io sono sempre onorata e grata per essere un’ascoltatrice privilegiata. E spesso ringrazio la malattia per essere diventata spesso un’ancora alla quale appigliarsi per un aiuto o semplicemente per far diventare meno pesante la propria esistenza! Grazie VITA anche per questo!!!”. Spesso soffoco all’idea di quanta gente esiste e soffre… Ho avuto periodi in cui non riuscivo più a sopportare tutto questo dolore! E di dolore ne ho avuto tanto e di tanti tipi. Quello che però più in assoluto mi distrugge é quello delle tante persone che a causa della malattia vengono lasciate sole a combattere, abbandonate dalla famiglia, da fidanzati, da mariti e mogli, dagli amici, insomma da tutti! Cerchi in qualche modo di giustificarli dicendo che se ne vanno perché sono spaventati, perché non riescono a vederti soffrire o morire, o semplicemente non sanno come aiutarti! E in parte può essere vero. Ma nessuno mai si mette nei panni di chi è malato! Cosa ne sapete voi!!! Non sarebbe più bello poter dire con la serenità nel cuore:”Io nonostante tutto c’ero e ti sono stato vicino?”. Con quale coraggio riuscite a dire che tanto sarebbe stato meglio così perché lo avreste fatto soffrire? Noi che sappiamo cosa significa soffrire e lottare non auguriamo mai alcun male agli altri perché siamo consapevoli di ciò che comporta! Ma ci vorrebbe una scuola per insegnare cosa significhi essere umani e che insegnasse il vero Amore per l’altro! Io ho litigato un po’ con colui che è lassù perché da piccola lo incolpavo di non accorgersi di me e dei tanti come me poi da adulta, aiutata da un parroco fantastico, don Mario, mi sono riappacificata con lui perché lui non ha colpa. Però mi sono sempre chiesta perchè la maggior parte di quelli che si ritengono cattolici o cristiani anche frequentanti siano spesso quelli che più di tutti non seguono i precetti della fratellanza, della carità e dell’amore verso il prossimo. O forse li ho trovati tutti io?!? È così bello volere bene alle persone, è così bello entrare nelle vite altrui e crescere con loro!!! Io sono fortunata perchè ho due genitori che non si sono mai dati per vinti e che non hanno mai permesso che mi arrendessi e mi hanno dato tutto ciò che potevano. Ho un marito che non ha avuto dubbi, seppur terrorizzato di perdermi più volte, sullo starmi accanto. E io lo AMO più di me stessa. Un fratello che non ha esitato a farsi tipizzare per poter essere lui a ridarmi la vita e che io adoro! Loro e solo loro sono stati la mia forza insieme a chi ha sofferto e soffre ancora. Non abbiate paura di poter essere la spalla sulla quale piangere! Non ci considerate diversi perché siamo un po’ più sfigati! Amate e basta… Tutto sarà più bello… La vostra vita sarà più bella!!! ❤️❤️❤️

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La mia nuova vita (Cap.1)

La mia scuola di danza si trovava a Venezia e per arrivarci dovevo prendere il vaporetto da Murano Navagero (una delle fermate della mia isola), scendere a Venezia e camminare venti minuti a passo lesto per arrivare a destinazione. Si sa, a Venezia ci sono i ponti da attraversare e non ci sono altri mezzi se non i piedi! Arrivata al ponte di Rialto, iniziai a salire e nemmeno a metà mi dovetti fermare. Il mio fiato era corto, una bruttissima e conosciuta sensazione di fame d’aria mi invadeva fino alle viscere e iniziai ad avere paura. Avanzando a tratti sono riuscita  a oltrepassare il ponte e mi sono diretta a scuola dove sicuramente avrei ricevuto un minimo di aiuto. Dopo aver indossato calze, body e scarpette con la punta e prima di iniziare lezione ho parlato con Iride e lei mi ha detto che si poteva trattare di asma. Qualche anno prima, all’età di nove anni, avevo avuto degli episodi allergici che avevo dimenticato e un professore di Padova riteneva che potessi essere un soggetto allergico ( probabilmente agli acari della polvere) e quindi sottoposto a possibili episodi asmatici. Per questa supposta allergia ci suggerì di fare uno dei primi vaccini sperimentali contro la polvere a Milano e fare la bonifica ambientale togliendo tende, tappeti, carta da parati, i miei peluche, trasformando la nostra casa in un luogo più asettico ma molto triste! Avevo terminato i vari richiami del vaccino a maggio e le cose andavano meglio fino a questo momento. Non volevo credere di poter avere qualche problema visto il mio fisico fortissimo e muscoloso nonostante i miei 51kg. In un modo o nell’altro sono riuscita a fare lezione e a tornare a casa. Per fortuna avevo una compagna speciale con cui condividere la danza e la strada del ritorno, mia zia Elisabetta (sorella più piccola di mia mamma) che ho sempre e solo chiamato Betty per la nostra età ravvicinata. Arrivata a casa ho spiegato tutto ai miei genitori che hanno deciso di portarmi dal dottore, anche amico di famiglia. Ha parlato anche lui di asma e mi ha prescritto il Ventolin al bisogno. I giorni seguenti sembrava essere tutto passato, andavo a scuola e avevo una vita normale. A metà ottobre del 1997 (ops, non ho ancora indicato nessuna data!) la febbre è tornata, non alta ma continua e fastidiosa. Ancora una volta dovevo assentarmi da scuola e danza. Passavano i giorni e questa febbre non se ne andava nemmeno assumendo il Bactrim. In quei  giorni mio papà era a Milano per una fiera e mia mamma impaurita ha subito chiamato il dottore che ha semplicemente suggerito di portarmi da lui, non poteva muoversi dal suo studio perchè aveva gente… Mi ha auscultato è un po’ per scrupolo mi ha mandata a fare una radiografia urgente. Arrancando siamo riuscite ad arrivare all’ospedale e dalla lastra è risultata una macchia scura al polmone destro. Tornate a Murano, non riuscendo a tornare dal dottore per fargli vedere i risultati, ci siamo fermate dalla nonna Nella (nonna Nella, toscana di origine e nonno Toni, il bel marinaio che aveva sposato) e mia mamma ha chiamato l’ambulanza perché non respiravo quasi più. Ha chiamato il dottore per avvisarlo e lui disse:” Gabri, non pensavo che fosse così grave!”. L’ambulanza non arrivava e io stavo sempre peggio… Dopo mezz’ora ecco le sirene. A Venezia anche le ambulanze viaggiano in acqua e devono trovare un posto per attraccare. E dove hanno attraccato? Al largo di due barconi e nel trasportarmi a mano con la sedia fra un po’ mi perdono in acqua. Una volta a bordo mi hanno ficcato i tubicini nasali per l’ossigeno in attesa di arrivare al pronto soccorso. Il viaggio è sembrato infinito e ormai io mi allontanavo sempre più… Anche l’ossigeno non riusciva a lenire il soffocamento… Non ricordo bene cosa sia successo al pronto soccorso. Rivedo solo l’enorme ingresso dell’ospedale e i medici che si affrettavano… Il resto è buio!

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La fine di una vita e l’inizio di una nuova

La mia ultima estate da adolescente è trascorsa tranquillamente. Da luglio, come gli anni prima, la routine quotidiana era scandita dai soliti rituali per andare al Lido di Venezia, la spiaggia dei veneziani, dove avevamo la capanna in zona A per tutta la stagione. Per noi la capanna, un camerino più grande fornito di tavolo, quattro sedie, sdraio, mobile interno per le stoviglie e tettoia per i pranzi all’aperto, diventava la nostra seconda casa… La casa prevalentemente dei Vianello, fratelli di mia mamma, nonna e nipoti. E per tre mesi diventavamo un unico e vasto nucleo familiare che alla fine si allargava anche alle famiglie delle capanne accanto. Dopo aver sistemato le cose appena arrivati, la zia Nadia (la sorella più grande di mia mamma) chiamava all’adunata tutti e proponeva la passeggiata mattutina fino al faro, la punta più estrema del Lido. Avendo l’età del divertimento, in noi giovani scattava spesso il rifiuto a tale sfacchinata e spesso preferivamo rimanere in riva al mare, sul bagnasciuga pronti per il primo bagno della giornata!!! O per aspettare di costruire la nostra pista per le biglie. Verso mezzogiorno e mezzo ci raccoglievamo intorno al tavolino e spesso eravamo talmente tanti che le sedie fornite non bastavano… E mi ricordo di quanto fossero belle e animate le nostre conversazioni e di quanto amassi vedere sorridere la nonna Maria perché aveva con sè figli e nipoti. Dopo pranzo spesso giocavamo a carte o facevamo la pennichella. E io aspettavo con ansia il momento di dirigermi in pineta per vedere gli amici e quell’agosto soprattutto una persona… I nostri teli colorati ricoprivano una vasta zona e i nostri schiamazzi attiravano gli sguardi di chi passeggiava o irritavano chi voleva riposare all’ombra degli alberi. Spesso migravamo in altri bagni per alternare le zone e essere più vicini ad altri amici e i nostri pomeriggi trascorrevano  fra chiacchiere, musica, scherzi vari e anche gavettoni. Le mie attenzioni però andavano a lui… Credo proprio di aver una cotta per Luca, da tutti soprannominato Demone per i suoi occhi di ghiaccio. È stata una cotta platonica che lui ricambiava ma, sapendo che a fine estate sarebbe tornato a casa in Toscana, non abbiamo avuto il coraggio di avventurarci in una storia a distanza! Chi l’avrebbe saputo che poi mi sarei dovuta trasferire proprio a pochi chilometri da lui? La  nostra routine quotidiana ci rendeva sereni e spensierati. Non sapevo ancora che di lì a poco la mia vita sarebbe radicalmente cambiata. A metà agosto una brutta febbre improvvisa mi ha impedito di andare al mare interrompendo quell’estate fantastica. Quando sono riuscita a tornare ancora debole ormai era la fine di agosto, al termine della stagione. Ormai ero proiettata all’inizio del liceo e soprattutto alla ripresa delle lezioni di danza che quest’anno sarebbero diventate più frequenti perché all’ultimo anno. Il 13 settembre ho varcato la porta del liceo Zambler e ho conosciuto i miei nuovi compagni di avventura. Se non sbaglio eravamo in 31! E a pochi giorni dall’inizio la febbre è tornata ed è stata intermittente per un mesetto. Quando stavo meglio tornavo a danza e un giorno ho sentito che qualcosa non andava… 

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