Ogni tanto, mettendo a posto i cassetti di casa, spunta qua e là qualche ricordo e stavolta ho ritrovato una lettera di quando avevo 20 anni. Io e Michela siamo amiche dai tempi del liceo dove eravamo anche compagne di banco. Era lei la prima che mi accoglieva a braccia aperte al mio ritorno a scuola dopo periodi di ricovero o assenza. Quanto mi ha aspettata! E in una delle mie notti particolari le ho scritto questa lettera che pubblico con il suo consenso. “Pescia 08/05/1993 Ciao Michela, ore 24.10, come stai? Bene? Io no, sto male, altrimenti non si spiegherebbe la mia presenza nel mondo dei nottambuli a quest’ora certo inusuale per me. Per me non c’è sosta eppure il riposo del guerriero, almeno dopo la battaglia, c’è sempre stato. In notti come questa e altre ho chiesto a qualcuno nei miei pensieri perché non potessi evadere dal corpo di Pamela per trasferirmi in uno nuovo ma senza alcun malanno. Da ormai sei anni non conduco più una vita decente e spesso e volentieri mi porta a dimenticare la mia giovane età in favore o sfavore di un’altra che solo tra qualche tempo avrò: la vecchiaia. Molto spesso mi sento come un rottame per il quale il padrone cerca il meglio ma non lo trova: eppure non ho fatto niente, nemmeno un incidente, per meritarmi tutto ciò! Sono stufa di vivere così, sono stufa di dover agire in funzione della sanità o malanno del mio corpo. La mia mente, il mio io, sono repressi e ingabbiati in un corpo che forse (dico io) non mi merito. Sono stufa di fare la parte della bambina matura perché avrei bisogno di quella spensieratezza, anche d’azione, che non ho mai avuto. Ho perso 5 anni della mia vita, quelli migliori. A volte, è vero, sono orgogliosa che mi diano della matura, ma spesso mi ha pesato in passato, mi pesa in certe occasioni ora e mi peserà in futuro, e quello che non riesco a capire è di non essere capita a fondo e accettata per quello che sono e che ho. Mi piacerebbe evadere dalla mia gabbia corporea, che oltretutto non mi piace, ma è impossibile, perché smetterei di vivere. Spessissimo ho pensato di farla finita con questa mia pallosa vita ma non sarebbe altro che fuggire dalle mie responsabilità e rifiutare a priori una vita che forse mi potrà dare qualcosa di buono e concreto: non a caso quando mia mamma mi propone ironicamente di smettere di prendere i farmaci, continuo a prenderli perché non voglio soffrire di più e quindi, come potrei arrivare ad un gesto come il suicidio? La cosa a cui spesso penso di più e con soddisfazione, rivedendomi anche come immagine, è quando intraprendevo la strada di scuola seppur andando piano e stentatamente, cercando di fermarmi per camuffare l’affanno e l’unica cosa che mi importava era riuscire a giungere a destinazione con le mie forze. Non so perché tutto sto trambusto sia dovuto capitare a me e alla mia famiglia, ma a malincuore devo accettarla e tirare avanti. Spero anche che ci sia, da qualche parte, un tumbano che mi possa voler bene veramente! Per cui Michela, non cadere in depressione per un allocco perché qualcuno di giusto c’è per tutti “somewhere over the rainbow “! Sono ormai le 24.40 e la crisi di tosse malefica pian piano va scemando. Domani è un altro giorno e speriamo un po’ più roseo. Ridi che la vita è bella quando la si può vivere! Io non sono come voi, non vi posso capire perché comprendo di più le persone come me, le persone che non sognano gli amori o le emozioni ma solo un po’ di salute e felicità. Scusami per queste parole, ma questa notte avevo proprio bisogno di uno sfogo! Ti voglio bene Michela, a presto.”
salute
Vita serena
La mia infanzia è stata normale, come quella di tante mie coetanee.i miei genitori erano fantastici e mi ricordo di quando da piccola aspettavo l’arrivo di papà giù dal ponte di San Donato e di come mi prendesse in braccio facendomi roteare! Quando verso le 17 tornava a casa, per farsi aprire fischiava con un riconoscibile motivetto!!! Mamma è sempre stata dolcissima e buonissima! A cinque anni ho iniziato a fare danza classica due volte a settimana… Come per la maggior parte delle bimbe, volevo diventare una ballerina! La mia non era un’insegnante con la I maiuscola ma ce ne siamo accorte dopo cinque anni di lezioni e saggi… Non si preoccupava minimamente dell’età più adeguata per le punte col gesso che ho indossato a sette anni… Ovvio io ero alle stelle perché una volta salita sulle punte ti senti davvero già una ballerina… Ma i miei piedi sono cresciuti un po’ storti perché compressi in una scarpetta con punta stretta. Fino a quando danzi ami i tuoi piedi, soprattutto quando hanno il giusto collo del piede e quando non si riempiono di vesciche e fai invidia a tutte le altre che soffrono le pene dell’inferno! Poi quando smetti inizi a odiarli perché li vorresti dritti… I cinque anni di scuole elementari sono stati fantastici ma anche pieni di scontri. Sono sempre stata la più alta di statura e i maschi, sentendosi un po’ sovrastati, mi chiamavano con nomignoli che odiavo:” Pamela Tarlá col Cup pelà”, “Pamela Ewing” di Dallas, “tonno” e chi più ne ha più ne metta. All’inizio mi facevano arrabbiare, poi sono sempre riuscita a fregarmene e davo loro lezioni cocenti quando giocavamo a calcio nel giardino della scuola o quando facevamo i tornei che vedevano contrapposte la scuola Cerutti, dove andavo io, e le Suore… Nessuno mi stava dietro e facevo sempre gol! Idem a pallavolo! Qualsiasi attività facessi eccellevo sia fisicamente sia mentalmente… In tutto ciò che facevo ci mettevo tutto l’impegno che potevo e non mi fermava nessuno. È così è continuato ad essere anche nei tre anni delle medie! Lo sviluppo a 11 anni mi ha fatta fiorire e tutto lo sport che facevo mi rendeva ancor più schiantosa… Mi piaceva portare le minigonne e topppini succinti. Ho cambiato scuola di danza per vedere di realizzare il mio sogno… La mia nuova insegnante era Iride Sauri, allora prima ballerina alla Fenice di Venezia, e le lezioni, anche quattro volte a settimana, erano impegnative e pesanti! Riuscivo però a conciliare benissimo studio e attività sportiva… Il mio fisico era fortissimo e potevo fare qualsiasi cosa volessi. In pausa estiva giocavo a tennis, andavo a correre per Murano o al campo sportivo, giocavo a pallavolo… In inverno lo sci che coinvolgeva tutta la famiglia. Potevo fare qualsiasi cosa… I miei genitori erano invidiati da altri che invece avevano figli un po’ più fragili. Con mio fratello ci sopportavamo… Lui prendeva lezioni private di pianoforte e mi arrabbiavo quando strimpellava a casa perché non riuscivo a studiare… Ma gli ho sempre voluto bene!!! Se litigavamo o combinavamo guai papà ci chiedeva di avvicinare le mani col dorso verso l’alto per una bella pacca che però non ci hai mai dato, vista la paura che ci incuteva e che ci induceva a rientrare nei ranghi. Qualche magagna di salute ho iniziato ad averla soprattutto al naso con le adenoidi e i polipi nasali per i quali mi hanno sottoposto a una tortura mostruosa: la dilatazione meccanica dei turbinati che però non ha evitato l’intervento. Probabilmente si trattava dell’inizio di qualcosa. Ho concluso le scuole medie col massimo dei voti e a giugno ho superato la prova finale per passare all’ultimo anno della scuola di danza. A settembre avrei iniziato le scuole superiori al liceo linguistico Zambler, un istituto privato molto conosciuto per dare un’ottima formazione. I miei avrebbero fatto dei sacrifici per mandarmi lì e non li avrei delusi. Finita la scuola tutta la family è partita per una vacanza in Sicilia dove mi sono presa la mia prima cottarella che non è potuta continuare per la distanza! Non sapevo che pochi mesi più tardi la mia vita sarebbe cambiata improvvisamente!